Dopo il documentario candidato all’Oscar Last Men in Aleppo, il regista siriano Feras Fayyad torna nel suo paese natale per seguire l’operato inarrestabile della pediatra Amani Ballour, anima e responsabile di The Cave, l’ospedale sotterraneo in cui si tenta con pochi mezzi di aiutare tutti gli aiutabili, in primis i bambini.
The Cave consegna agli spettatori una storia potente, disarmante, sulle conseguenze atroci di attacchi chimici, crimini contro l’umanità, ma anche sessismo e arretratezza culturale di chi non accetta che a capo di un ospedale ci sia una donna.
Candidato all’Oscar, il documentario è una toccante storia di mutuo soccorso e sopravvivenza in un ospedale di guerra atipico, dove al posto dei soldati vediamo bambini, donne, civili disarmati. Fuori non c’è più niente, dentro le provviste scarseggiano, così come i medicinali, gli anestetici, il cibo. Cosa resta, allora? La voglia di aiutare. Di sopravvivere per farsi strumento di salvezza degli altri. Di andare avanti contro tutti e tutto, nonostante la morte ti passi davanti ogni giorno.
Migliaia di persone sono riuscite a fuggire dall’inferno della Siria raccontato nel documentario, ma non hanno mai raggiunto l’Europa con le loro imbarcazioni di fortuna. Oltre le bombe e le armi chimiche, continuano a ucciderli ogni giorno indifferenza, razzismo, mancata accoglienza e disumanità.