IRA
IRA

IRA

Di Mauro Russo Rouge

Con Samuele Maritan, Silvia Cuccu, Matteo Valier

Italia | 2018 | 83'
Eta6

Un ragazzo incontra una ragazza. Lui lavora ai mercati, lei invece è una prostituta di strada. Tra i due nasce una fortissima complicità che li condurrà a compiere un gesto estremo. Sullo sfondo, una metropoli fatiscente e desolata. Ira è un aggettivo con un significato molto forte. Non rappresenta solo ed esclusivamente lo stato d’animo di questi due ragazzi, ma fa da specchio riflettente di un certo malessere generazionale.

Il film nasce senza nessuna idea, tantomeno una sceneggiatura. Ho cominciato a seguire i due protagonisti, prima singolarmente, poi insieme. Strada facendo è nata la storia. Quasi tutto quello che si vede nel film è successo veramente, senza alcun filtro. Certe situazioni hanno creato inevitabilmente enormi dissapori tra me ed i ragazzi. Ma il risultato mi piace. Un modo di lavorare poco ortodosso, ma in grado di stuzzicare la mia fantasia. Lasciavo quasi sempre la telecamera a registrare, anche durante i tempi considerati “morti”. In realtà è proprio in quei momenti che sono riuscito a carpire le sensazioni che volevo. I protagonisti non hanno mai saputo di questa peculiarità e sarà una sorpresa anche per loro vedersi sul grande schermo in certe situazioni.

Il film è stato realizzato in poche settimane, tra ostilità degli attori e temperature piuttosto miti. Giunti a metà riprese ho temuto il peggio. Gli attori hanno deciso di abbandonare il progetto. C’è stata una pausa piuttosto lunga, attraverso la quale ho tentato in ogni modo di convincerli a continuare. Ma i miei tentativi son risultati vani fino al momento in cui ho deciso di mostrare loro alcune sequenze già montate (una cosa che non faccio mai, ma in quella situazione era inevitabile). A questo punto hanno deciso di continuare. Il clima che però si avvertiva sul set era rigido, freddo. Siamo riusciti a completare l’opera con non poche problematiche. Ma ci siamo riusciti.

Mi spiace. Forse mi sono spinto un po’ oltre. Forse avrei dovuto moderare alcune scene. Ma quando ti trovi là e hai il privilegio di lavorare con dei ventenni, ti rendi conto di quante cose abbiano da dire. Una generazione allo sbando, che proprio attraverso il malessere esistenziale cerca un riscatto. Seguirli e poterli osservare per alcune settimane mi ha fatto comprendere quanta sensibilità ci sia in questi ragazzi e quanta volontà di affrontare un mondo “spietato”.




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